MAGNETOTERAPIA

La storia

La magnetoterapia, ossia il curare utilizzando dei magneti, è una disciplina conosciuta già da molti secoli. Il nome magnete deriva dalla città greca di Magnezia, dove era presente in grande quantità la roccia magnetica – ossido ferroso estratto allo stato grezzo. Secondo una leggenda non supportata, sembra che i cinesi conoscessero e utilizzassero il campo magnetico già dal 4500 a.C.

La polvere magnetica è stata usata nella storia per curare. Ad esempio è stata utilizzata per via orale come pillola, altre volte come clistere o come impiastro. La polvere magnetica è stata aggiunta anche nelle bevande e simili. Molto efficaci si sono rivelati gli impiastri con polvere magnetica per guarire ferite da punta o stati post-traumatici, successivamente venne utilizzata anche per dolori alle articolazioni oppure alla colonna vertebrale e dopo edemi e gonfiori alle articolazioni.

E’ anche risaputo, che già gli imperatori romani (per esempio Claudius) curavano la gotta in una vasca piena di “pesci elettrici“. Oggi noi sappiamo, che questi pesci elettrici erano le murene, che per contatto producono la carica elettrica e creano un campo magnetico.

La magnetoterapia non comincia però a svilupparsi in modo realmente efficiente fino al secolo XIX, quando compaiono i primi progressi nello studio dell’elettromagnetismo. Le più grandi scoperte si devono a personaggi come Faraday, Hertz e Gauss che, fra gli altri, furono coloro che, con le proprie ricerche, favorirono lo sviluppo di questa potente ed efficace terapia, che oggi si utilizza per patologie come: osteoporosi, reumatismi, tendiniti, fratture ed ogni tipo di processo infiammatorio.

La magnetoterapia deve comunque aspettare fino al secolo XX per mostrare tutta la sua efficacia; l’avvento dei microprocessori e delle ricerche spaziali collocheranno questa terapia in una posizione privilegiata fra le varie possibilità di trattamento e recupero dalle più diverse patologie. I magneti sono stati utilizzati fin dall’antichità per trattare diverse malattie, soprattutto quelle che presentano processi infiammatori, come l’artrite; esistono informazioni secondo le quali la magnetoterapia era già usata anticamente dal popolo cinese, dagli egiziani e dai greci.

La magnetoterapia non comincia però a svilupparsi in modo realmente efficiente fino al secolo XIX, quando compaiono i primi progressi nello studio dell’elettromagnetismo; le più grandi scoperte si devono a personaggi come Faraday, Hertz e Gauss che, fra gli altri, furono coloro che, con le proprie ricerche, favorirono lo sviluppo di questa potente ed efficace terapia, che oggi si utilizza per patologie come: osteoporosi, reumatismi, tendiniti, fratture ed ogni tipo di processo infiammatorio. La Magnetoterapia deve comunque aspettare fino al secolo XX per mostrare tutta la sua efficacia; l’avvento dei microprocessori e delle ricerche spaziali collocheranno questa terapia in una posizione privilegiata fra le varie possibilità di trattamento e recupero dalle più diverse patologie.

Che cos’è?

La magnetoterapia è l’impiego dei campi magnetici pulsati a bassa frequenza, oppure l’impiego di emissioni elettromagnetiche complesse ad alta frequenza, con finalità di cura medica. Le onde elettromagnetiche a bassa frequenza sono comprese tra 5 e 100 hertz. Le onde elettromagnetiche a piu’ alta frequenza sono superiori a 1 mega-hertz. Le prime sono emesse da un solenoide, le seconde da antenne. Si tratta comunque sempre di frequenza relativamente basse e con intensita’ variabile da 20 a 40 Gauss.

I campi magnetici pulsati a bassa frequenza vengono prodotti artificialmente da “strumenti” elettromagnetici che generano un campo elettromagnetico di bassa intensita’ e frequenza.

Le emissioni elettromagnetiche sono gia’ naturalmente presenti in natura, ad esempio l’elettromagnetismo terrestre ( con una intensita’ di campo pari a 0.5 Gauss ) su cui si basa la bussola, le fasi lunari, le maree, gli effetti biologici dei cambi di clima stagionali.

Studiati fino dall’antichità ed applicati empiricamente fino dal 1500 d.C., le onde elettromagnetiche che prendiamo in considerazione sono quelle cosiddette non ionizzanti. Le onde elettromagnetiche si distinguono in ionizzanti e in non-ionizzanti.

Le onde elettromagnetiche non-ionizzanti, impiegate in magnetoterapia, presentano una frequenza ed una intensità molto più bassa.

Si tratta di onde che non interagiscono direttamente con la materia, non vengono assorbite dagli organi e dai tessuti biologici, ma esercitano una influenza bio-fisica sui tessuti. Le onde elettromagnetiche non ionizzanti sono comprese tra i 10 MHZ ( MegaHertz ) e 300 GHZ (GigaHertz), con una lunghezza d’onda compresa tra 0.3 e 10.000 metri al secondo; in questo intervallo sono comprese le radiofrequenze utilizzate nelle comunicazioni radio-televisive, il radar e le applicazioni mediche fisioterapiche ( radar, ultrasuoni, magnetoterapia ).

Le onde elettromagnetiche sono impiegate nella terapia fisica riabilitativa con effetti antalgici, nell’osteoporsi, nella patologie infiammatorie, nel riequilibrio neuro-immuno-endocrino ( secondo il moderno approccio biologico e medico-scientifico ai processi metabolici e regolativi integrati, definiti dalla PNEI : psico-neuro-endocrino-immunologia ).

Nel lontano 1934, un medico americano di NewYork dr.Abraham Ginsberg, studiando le applicazioni delle onde radio, con l’aiuto di un fisico dr. A.S. Mlinowski, elaborò un metodo per rendere pulsante l’energia elettro-magnetica ( la presenza di intervalli tra più impulsi, permette la dispersione di calore e ne limita gli effetti collaterali dovuti al riscaldamento dei tessuti ).

Negli anni successivi,il dr. Ginsberg brevettò e promosse la diffusione di strumenti di magnetoterapia ad alta frequenza. Successivamente, autori tedeschi ,a partire dal biologo tedesco Leusden ,hanno ulteriormente sviluppato gli studi in direzione anche delle basse frequenze, suscitando interessi internazionali.

Al 1957 risalgono le prime applicazioni, con successo, sull’osteoporosi da parte di Yasuda e Fukuda.

Meccanismi di funzionamento della magnetoterapia

Sia nella letteratura scientifica, che nelle evidenze cliniche, emerge che la MAGNETOTERAPIA esplica sinteticamente QUATTRO EFFETTI BIOLOGICI ,con quattro meccanismi di azione :

  • cellulare e subcellulare (citocromi e mitocondri)
  • interstiziale e tissutale
  • tangenziale
  • bio-umorale

a) Il meccanismo CELLULARE consiste nell’azione, ampiamente dimostrata, dell’elettromagnetismo sulla membrana cellulare. Ogni cellula del nostro corpo è provvista di tre strati semipermeabili, con un mantello lipoproteico e “ canali “ di passaggio per gli scambi tra l’interno e l’esterno della cellula stessa. L’equilibrio “elettrico“ è garantito dagli ioni Sodio e Potassio intra ed extracellulare ( pompa sodio-potassio ). Quando la cellula, e con essa i tessuti e gli organi che sono formati da più cellule, subisce una depolarizzazione, si altera l’equilibrio ionico. Pertanto, per effetto di eventi traumatici, meccanici, fisici o chimici si verifica un potenziale di lesione con formazione di edema ed attivazione di sostanze mediatrici dell’infiammazione. La magnetoterapia agisce ripolarizzando le strutture cellulari, riducendo l’edema e la catena degli eventi infiammatori. In sostanza tutte le patologie, sia acute che croniche, possono giovarsi dell’effetto benefico della magnetoterapia.

b) Il meccanismo INTERSTIZIALE consiste nell’azione, scientificamente dimostrata, che le onde elettromagnetiche agiscono biologicamente a livello delle molecole proteiche presenti nel tessuto connettivo (e quindi in tutto il corpo). Il collagene rappresenta la struttura proteica interessata dall’effetto biofisico e biologico della magnetoterapia. Il collagene, formato da proteine particolari come la prolina e l’idrossiprolina, costituisce il 9% di tutto il nostro corpo. Le proteine contenute nel collagene presenti tra le cellule si comportano come calamite elementari. Queste proteine sono dotate di proprietà piezoelettriche e si comportano come cristalli liquidi che trasformano un’energia fisica in eventi elettrochimici. Quando le proteine sono sollecitate da un campo magnetico, iniziano una rotazione micrometrica, ritornando alla posizione originale quando il campo s’interrompe. L’effetto TISSUTALE si esplica nei confronti della concentrazione di Ossigeno nei tessuti; infatti l’emoglobina, ferromagnetica, viene attivata nelle sedi di applicazione terapeutica magnetoterapica, attraverso il richiamo dei campi magnetici, con effetto simile alla ossigenoterapia iperbarica.

c) Il meccanismo TANGENZIALE consiste nell’effetto sul tessuto osseo delle onde elettromagnetiche. Gli studi di Yasuda e Fukuda, risalenti al 1957,e di Bassett del 1962, hanno fatto da apripista all’utilizzo della magnetoterapia nelle lesioni ossee da traumi o da riduzione del tenore calcico. Sfruttando l’effetto piezoelettrico o meccanico-vibratorio delle onde elettromagnetiche sulla superficie ossea, si ottiene una stimolazione delle cellule che producono tessuto osseo (osteoblasti) ed una maggiore attivatà di riassorbimento osseo da parte degli “ osteoclasti “,per effetto diretto sulle fibre collagene. In tal modo si accelera la formazione del callo osseo, favorendo tutti gli effetti riparativi in caso di fratture. Normalmente una frattura guarisce in un lasso di tempo compreso tra i due ed i quattro mesi, in base all’entità del danno fratturativo. In qualche caso, il consolidamento di una frattura, con la formazione di un callo osseo valido, può avvenire anche in sei mesi, questo succede in caso di TRAUMA GRAVE: quando il trauma fratturativo si accompagna a schiacciamento di altri tessuti, cutaneo e muscolare ad esempio, con infezioni concomitanti, quando il soggetto traumatizzato è IMMUNOCOMPROMESSO (con poche difese) o è affetto da DIABETE, quando il trauma avviene in età avanzata ed il soggetto è OSTEOPOROTICO. In questi casi, alcuni importanti LAVORI SCIENTIFICI, pubblicati in letteratura medica internazionale, hanno dimostrato l’efficacia della magnetoterapia nelle fratture recenti della tibia (Fontanesi 1986 ), nel ritardo di consolidazione della tibia (Sharrad 1990 con uno studio in doppio- cieco), nelle fratture femorali recenti (Betti 1997 con uno studio in doppio-cieco ). Per quanto riguarda l’OSTEOPOROSI, l’effetto positivo della magnetoterapia sugli OSTEOBLASTI è stato dimostrato da Zhang X.,Zhang J.,QU X.,Wen J., in un recente lavoro pubblicato sulla rivista internazionale Elecromag. Biol. Med. nel 2007,uno studio di laboratorio in vivo, che conferma l’efficacia della magnetoterapia nel trattamento per lungo tempo dell’osteoporosi. Con l’impiego della magnetoterapia per lungo tempo si ottiene un effetto positivo sull’osteoporosi, favorendo la ricostruzione del tessuto osseo e riducendo la perdita del calcio.

d) L’effetto BIO-UMORALE consiste nell’azione diretta delle onde elettromagnetiche sul complesso sistema neuro-endocrino-immunologico. E’ lo stesso sistema che viene stimolato dall’uso di un’altra terapia “naturale “ come l’Agopuntura. Esistono evidenze scientifiche che le modificazioni di energia indotte da campi elettromagnetici a bassa frequenza agiscono direttamente sia sul sistema endorfinico ( con effetti positivi sulla percezione del dolore ), sia sul sistema ghiandolare endocrino. L’azione sui mediatori chimici della trasmissione ormonale, sui mediatori chimici dell’infiammazione e dei neuro-trasmettitori, sempre agendo sulle cellule e sulle proteine, è responsabile degli effetti terapeutici della Magnetoterapia. Il riequilibrio nervoso, l’induzione di un sonno piu’ fisiologico, un maggiore riequilibrio ormonale anche nelle età critiche, un maggiore controllo del dolore con innalzamento della soglia di percezione, sono tutti eventi biologicamente positivi dovuti alla magnetoterapia. In sostanza, la magnetoterapia rappresenta uno strumento terapeutico che esplica una azione molto ampia su una pluralità di situazioni para-fisiologiche o francamente patologiche che hanno in comune :il dolore, l’infiammazione, il deficit funzionale.

  • magnetoterapia a fano

Applicazione

La magnetoterapia trova applicazione nella patologia ortopedica e reumatologica, in primo luogo, nel consolidamento delle fratture e nell’osteoporosi; nelle patologie dermatologiche ed angiologiche; in tutti casi di infiammazione ed edema; nel riequilibrio delle funzione neurovegetative, nella riabilitazione, con impulsi magnetici controllati, della funzione vescicale e sessuale nella prostatectomie radicali e nella riabilitazione vescicale .

Sperimentata in numerose applicazioni, gradita ai pazienti in quanto non invasiva e di facile applicabilità, viene annoverata tra la terapie fisiche e riabilitative che assumeranno sempre più importanza in medicina e biologica. Le nuove frontiere mediche sono sempre più orientate verso una Medicina fisica e biotecnologica, piuttosto che in una riproposizione di una medicina “chimica“ e“ farmacologia classica“.

La Magnetoterapia, come terapia “ naturale “,non va confusa con proposte piu’ o meno esoteriche, prive di prove scientifiche e non basate sulle evidenze clinico-sperimentali; la magnetoterapia trova una propria collocazione all’interno della medicina ufficiale ed accademica.

In base alla letteratura scientifica internazionale, la casistica dei trattamenti comprende :

  • Artropatie degenerative ( artrosi ) ed infiammatorie (artriti,reumatismo articolare acuto,artrite reumatoide)
  • Periartriti ( scapolo-omerale ),Tendiniti,Epicondiliti
  • Ritardo di consolidamento delle Fratture e loro complicanze ( pseudoartrosi )
  • Pesudoartrosi congenita
  • Innesti ossei
  • Artrodesi vertebrali lombari.
  • Osteroporosi
  • Necrosi ossee avascolari.
  • Prevenzione delle infezioni nella protesi d’anca
  • Osteotomie femorali
  • Malattie del collageno e delle cartilagini articolari
  • Traumi muscolo-tendinei
  • Nevralgie post-erpetiche
  • Edemi post-traumatici e post-chirurgici
  • Ematomi
  • Edemi da insufficienza venosa periferica
  • Riabilitazione vescicale da prostatectomia e nelle lesioni midollari
  • Recupero di lesioni croniche nel malato oncologico sottoposto a radioterapia
  • Riequilibrio del ritmo sonno-veglia
  • Riequilibrio neurovegetativo nelle manifestazioni psicosomatiche, psico-neuroendocrine ed immunologiche.
  • Ringiovanimento cutaneo non-ablativo, cellulite.

Strumentazione

Gli strumenti per l’emissione di onde elettromagnetiche a bassa frequenza e bassa intensità, sono costituiti da uno stadio oscillatore che eroga un’onda quadra, con frequenza di oscillazione compresa tra 5 e 100Hertz. Lo stadio oscillatore è gestito da un timer, per programmare la durata dell’applicazione, che comanda l’impulso elettrico nel solenoide utilizzato per dare origine ad un campo magnetico. Il solenoide è una bobina formata da un conduttore filiforme a spire fitte su un supporto tubolare ad asse rettilineo; il supporto è costituito da un nucleo, aperto o chiuso, di materiale ferromagnetico: si tratta di un elettromagnete che crea un campo elettrico. Nell’uso terapeutico gli avvolgimenti sono schiacciati e il solenoide assume una forma piatta che viene messa a contatto diretto con la parte da trattare, ad eccezione dei solenoidi a cilindro, dove il paziente viene curato posizionandolo all’interno dell’applicatore stesso. La forma fisica dei solenoidi varia da produttore a produttore e possono essere circolari, rettangolari, cilindrici ed usati singolarmente o contenuti insieme in una fascia. Indipendentemente dalla forma, l’importante è che siano in grado di generare campi magnetici di intensità e frequenza adeguati.

La polarità positiva o NORD va posta direttamente sulla zona da trattare.

Si parla di magnetoterapia ad alta frequenza e bassa intensità quando il campo elettromagnetico viene generato da un segnale elettrico con frequenza portante compresa tra i 18 e i 900 MHz.

Frequenze così alte risultano poco salutari per l’organismo, quindi il segnale portante viene campionato in pacchetti con specifiche frequenze, dette “frequenze terapeutiche”.

Il campo magnetico generato in alta frequenza è caratterizzato da intensità molto basse che vengono misurate solitamente in mW.

Il campo elettromagnetico viene generato da un circuito radiante contenuto all’interno di un apposito applicatore facilmente adattabile alla parte del corpo da trattare.

Come nella magnetoterapia a bassa frequenza l’azione principale è quella di ripristinare la carica energetica a livello cellulare. I campi elettromagnetici sono in grado di favorire il recupero fisiologico dell’organismo indebolito a causa di una malattia o di un trauma.

Si parla anche in questo caso di campi elettromagnetici pulsati (CEMP).

Gli effetti terapeutici dei due tipi di emissioni sono in larga parte sovrapponibili. Si evidenzia, dalle esperienze cliniche, un maggior impiego delle basse frequenze per le forma acute con presenza di edema e flogosi; le patologie cosiddette “umide“ essendo ricche di acqua si giovano dell’effetto magnetoterapico a bassa frequenza per la loro particolare capacità di interazione con il mezzo liquido ,in quanto l’acqua si comporta da “dipolo“ magnetico naturale. La magnetoterapia ad alta frequenza risulta più efficace per tutte le patologie a carico dei tessuti molli( come: distorsioni, tendiniti, dolori muscolari, lombalgie, sciatalgie, mialgie, artriti-artrosi, dolori articolari), pur mantenendo risultati importanti anche nel trattamento di patologie ossee.

Controindicazioni

Le controindicazioni assolute all’uso sono rappresentate dai casi in cui il soggetto sia portatore di pace-maker, di protesi metalliche valvolari o vascolari, di protesi dotate di circuiti elettrici, in corso di gravidanza ed in età pediatrica.

Le controindicazioni relative e le precauzioni d’uso riguardano le vecchie protesi ferromagnetiche d’anca o di ginocchio.

Le protesi di ultima generazione (ad esempio al titanio), non pongono problemi sia nella diagnostica, ne’ tanto meno nel corso di magnetoterapia.

In quest’ultimo caso, a scopo ulteriormente cautelativo, è opportuno che l’applicazione magnetoterapica non venga effettuata direttamente sulla regione anatomica sede della protesi; sebbene in campo chirurgico-ortopedico recenti esperienze messe in atto negli ultimissimi anni, stiano a dimostrare addirittura un effetto terapeutico diretto sulle stesse regioni anatomiche sedi di protesi nel post-intervento, al fine di consolidare la protesi stessa ed evitare infezioni ( si tratta ovviamente di casi selezionati, come in caso di soggetti portatori di deficit immunitari o di diabete ).

Infine, l’utilizzo a lungo termine di impulsi elettromagnetici ad ancora più basse intensità e frequenza, come avviene nei trattamenti della osteoporosi, non è limitato dalla presenza di protesi.

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